In ogni sua opera grafica e pittorica, protagoniste assolute sono le lettere dell'alfabeto da lei utilizzate come una sorta di codice assoluto attraverso cui circoscrivere ed espandere allo stesso tempo il proprio universo creativo. Una scelta che indica chiaramente una dediziosa attenzione a quello che, in termini professionali è indicato come Lettering.
Assolutamente. Mi ritengo un vero e proprio cultore del lettering. Come grafico ed illustratore ho sempre giocato e lavorato con le lettere dell’alfabeto, tanto che ne è diventata una vera e propria ossessione personale. Ogni volta che ho la possibilità di scarabocchiare, la mia mano, inconsciamente genera una forma grafica che riconduce quasi sempre ad una lettera alfabetica. Quest'ultima diventa in qualche modo una sorta di "filtro" attraverso cui interpretare la realtà. La mia forma d’arte passa attraverso i vuoti ed i pieni delle lettere. Cerco così di esprimere le mie sensazioni ed emozioni attraverso un procedimento di deformazione grafica che ha qualcosa a che fare con l'idea della metamorfosi.
Cosa intende per: "Lettere in evoluzione"?
Attraverso le lettere - rigorosamente graziate - disegnate manualmente, accostate, trasformate, tirate e modificate, riesco ad ottenere delle immagini. Le stesse, si possono leggere in una parola o in una frase che riporta il titolo dell’opera stessa. Avvicinando le lettere, che definisco "pieni", fino a farle toccare tra di loro, riesco ad ottenere altre forme, che interpreto come "vuoti". L’insieme di questi pieni e vuoti dà origine all’immagine. Senza questa regola imposta, non mi è possibile visualizzare nulla."Lettere in evoluzione" è una mutazione: dalla traduzione della parola alla rappresentazione figurativa del suo significato.
La minuziosa ricerca della perfezione del segno, della pennellata, è chiaramente un "marchio di fabbrica" della sua produzione. La meticolosità e l'assoluta attenzione per ogni minuscolo particolare ci suggeriscono un lungo lavoro di realizzazione e una disciplina quasi certosina che ricorda quella dei miniaturisti medievali.
Lo confesso, mi ritengo un maniaco della precisione in tutte le sue forme. Tutto deve essere assolutamente ricondotto ad un preciso ordine. E’ una regola che mi accompagna da sempre, sia nel lavoro che nel vivere quotidiano. Questo mio modo di essere ha influito notevolmente nell’approccio con la pittura, tanto da stabilire in partenza tutta una serie di regole, imposte, necessarie per realizzare un’opera.
Come nasce una sua opera?
Una delle fasi più importanti per la realizzazione dell’opera è sicuramente quella progettuale. L’idea può nascere anche casualmente. Spesso il soggetto è legato ad un pensiero, ad un ricordo o dedicato a qualcosa o a qualcuno. I primi strumenti sono un semplice foglio di carta ed una penna. Scarabocchiando, abbozzando e trasformando delle lettere l’immagine si materializza. Naturalmente la conoscenza e l’esperienza nel creare graficamente nuovi font mi consentono di essere padrone del segno e di poter aggredire, violentare la forma originale della lettera. La forma delle lettere che disegno è riconducibile ad un carattere graziato, quello comunemente conosciuto come Times o Bodoni. Le grazie (estremità) di questo tipo di carattere sono l’elemento che più si presta alle distorsioni che voglio ottenere. Prima di procedere con il disegno, l’immagine è già scolpita nella mia mente e trasformata in lettere. Nasce così la mia opera, caratterizzata da alcuni elementi ricorrenti, uno di essi è la cornice che ogni volta assume forme differenti, ma che fondamentalmente rimane la stessa per indicarci una sorta di finestra sul mondo, rappresentata come una lastra di vetro rotta, dietro la quale si può osservare e “leggere” il dipinto. Dal punto di vista della costruzione dell’opera, anche la cornice contribuisce alla formazione di quei “vuoti” e “pieni” dando origine ad un’immagine.
Ci parli dell'"oggetto applicato", elemento ricorrente in tutti i suoi dipinti su tela.
Si tratta semplicemente di un particolare estratto dal quotidiano e incollato sulla superficie dipinta, riconducibile ai contenuti ed al messaggio dell’opera stessa.
Per un artista prevalentemente grafico, una scelta così "materica" del colore sembra quasi una contraddizione, non le pare?
E in effetti, per molti versi lo è, ma è assolutamente motivata. Molti, nell’osservare le mie opere, si chiedono perchè siano così materiche. C’è una risposte ben precisa. Attraverso la materia cerco di rappresentare il percorso di vita dell’essere umano, un percorso insidioso fatto di mille difficoltà che raffiguro mediante la stesura sulla tela di una base materia che rende la superficie, quindi il percorso, totalmente incerto ed irregolare. Nonostante questo infido cammino, pieno di ostacoli, c’è da parte dell’uomo la determinazione nell’inseguire un barlume di perfezione, che io identifico e rappresento attraverso l’ordinata figura grafica e la sinuosità della lettera dell’alfabeto che cerca, nonostante tutto, di crearsi un suo spazio e di convivere in mezzo a mille impedimenti. Nelle ultime opere la presenza della materia è molto più consistente all’interno delle lettere,( i “pieni”, rispetto ai “vuoti”), e questa scelta mi è stata dettata dalla necessità di chiarire ulteriormente il messaggio finale.
La sua firma è un esercizio di bravura pittorica, una sorta di inganno allo sguardo dello spettatore che percepisce come stampa tipografica quello che non lo è affatto. C'è dell'autocompiacimento in questo?
Si, non posso negarlo. Ma il fine non è questo. Per un artista la cosa più scontata è terminare il dipinto apponendo la propria firma, ma per me questo momento diventa una sorta di cerimonia. Come ampiamente sottolineato in precedenza la mia passione per il lettering trasforma questo momento in un vero e proprio completamento dell’opera, e perchè no, anche in un gioco di prestigio tra l'artista e lo spettatore, il che mi diverte molto. E poi è anche una sfida personale che mi vede impegnato nel riprodurre manualmente il mio logotipo simulandone la precisione tipografica. Al termine di questo esercizio, il "logo" diventa “firma”e viceversa. Vivendo in simbiosi con le lettere le mie opere non potevano completarsi diversamente.
Giuseppe Sicuranza - Torino, Giugno 2018